16 Ottobre 2019
La violenza e le minacce nei luoghi di lavoro l’Associazione Ambiente e Lavoro, la Società Italiana di Ergonomia e Aiesil ne discutono ad Ambiente Lavoro 2019
Bologna, 15 ottobre 2019 – “Valutare e gestire il rischio violenza sui luoghi di lavoro”: è questo il titolo del seminario, coordinato dall’Associazione Ambiente e Lavoro, che si svolgerà domani, 16 ottobre nell’ambito della diciannovesima edizione di Ambiente Lavoro, la tre giorni bolognese organizzata da Bologna Fiere in collaborazione con Senaf.
Il seminario affronterà un tema cruciale ed emergente, sia per ciò che riguarda il rischio di violenza interno alle organizzazioni, sia relativamente alle aggressioni che riguardano, in modo peculiare, alcune categorie di lavoratori. Si comincerà infatti dalla definizione della violenza (mobbing, discriminazione, molestie, violenze fisiche e psicologiche) per arrivare alla percezione del rischio e alla prevenzione della violenza.: “Il tema delle violenze è sempre stato conosciuto, ma le chiavi concettuali per comprenderlo e per gestirlo stanno cambiando, spostandosi sempre di più dalla segnalazione e gestione di singoli episodi, alla prevenzione degli stessi”: così Norberto Canciani di Ambiente e Lavoro, esperto in sicurezza e tutela della salute sul lavoro. Saranno affrontate quindi le violenze e le minacce perpetrate tra capo e collaboratore e tra colleghi: solo per prendere in esame una parte del fenomeno, sono 1 milione e 403 mila le donne fra i 15 e i 65 anni, pari al 9% circa dell’intera popolazione lavorativa, ad aver subito ricatti o molestie sessuali sui luoghi di lavoro (dati Istat dell’aprile 2018).
Sarà anche l’occasione per presentare il “Dossier Ambiente” monotematico che l’Associazione Ambiente e Lavoro ha predisposto la scorsa primavera: 170 pagine di interventi e proposte per far fronte ad un fenomeno che oggi, anche grazie a normative più stringenti e alla progressione sul piano della emancipazione di alcune categorie di lavoratori generalmente più esposte, viene alla luce sempre più di frequente. Il seminario sarà l’occasione per illustrare e commentare i risultati dell’indagine “La violenza contro gli assistenti sociali in Italia”, condotta da alcuni Consigli regionali degli Ordini degli assistenti sociali a cui il Dossier dedica un’analisi approfondita. Secondo questa indagine, realizzata su oltre 20mila operatori, il 90% degli assistenti sociali italiani è stato vittima di aggressioni verbali, sono cioè stati minacciati di comportamenti ritorsivi. E 3 su 20 hanno subito una forma di aggressione fisica. Uno su 10 ha subito danni a beni o proprietà, più di un terzo teme per sé o per la propria famiglia. Le vittime sono per lo più donne, che rappresentano la gran parte delle operatrici. Si tratta del cosiddetto “effetto Bibbiano”? No, perché la ricerca è del 2017 e quindi le cose non vanno bene da tempo. Gli effetti di quella vicenda, ancora aperta, sono casomai riferibili ad un altro dato, come spiega Gian Mario Gazzi, Presidente del CNOAS. “Sul nostro sito abbiamo un sistema di rilevazione delle minacce: nel periodo estivo, che di solito registra un calo di casi, quest’anno abbiamo registrato una segnalazione al giorno”. Quel conto quindi deve ancora essere fatto, mentre gli unici dati di cui per ora siamo in possesso, e che sembrano destinati a peggiorare, sono questi: considerando l’intero arco della carriera professionale, episodi di violenza fisica hanno coinvolto il 15,4% del campione. 872 intervistati dichiarano che in tali eventi l’aggressore ha utilizzato un oggetto o un’arma.
L’indagine ha approfondito le modalità in cui si è espressa la violenza fisica contro gli assistenti sociali intervistati, in riferimento all’ultimo trimestre precedente la compilazione del questionario, rilevando che il 2,5% (503 assistenti sociali) è stato spinto da un utente; l’1,1% (214 assistenti sociali) è stato colpito con un pugno o un calcio da un utente; lo 0,7% (126 assistenti sociali) ha subito una violenza fisica che ha comportato un intervento medico importante e lo 0.9% (192 assistenti sociali) ha subito una violenza fisica che ha comportato un intervento medico di lieve entità. In un lasso temporale così breve, tre mesi, sono stati oltre mille gli assistenti sociali coinvolti. L’esposizione al rischio di subire violenza o aggressività verbale è nettamente superiore nei servizi territoriali dedicati alla tutela dei minori o alla fragilità adulta, rispetto ai servizi dedicati a chi è sottoposto a misure penali o a servizi più orientati alla consulenza come i consultori. Secondo i numeri forniti dalla Croce Rossa Italiana, nel 2018 si sono verificati 3mila casi documentati di aggressioni agli operatori sanitari. I dati raccolti da Anaao Assomed con un sondaggio del maggio 2018 su un campione di 1.280 soggetti, confermano l’allarme: oltre due medici su tre dichiarano di aver subito aggressioni fisiche o verbali. Aggressioni che consistono in spinte, schiaffi, botte, insulti e minacce. Pronto soccorso, psichiatria e Sert i settori più a rischio. La Croce Rossa Italiana, a metà giugno, ha rilanciato la campagna “Non sono un bersaglio”, diffondendo i dati del primo semestre raccolti dall’Osservatorio creato nel dicembre 2018. Grazie a questionari anonimi tra i propri volontari, la Croce Rossa ha potuto rilevare che: quasi la metà delle aggressioni, il 42%, è fisica, e non si limita all’insulto o all’invettiva; quasi la metà delle aggressioni, il 47%, avviene in strada; più di una su quattro, il 28%, è ad opera del branco.
Questo genere di violenza ha anche un impatto dovuto alle conseguenze del rischio psicofisico, come denunciano gli esperti: decremento della produttività, aumento dell’assenteismo, depressione e disturbo d’ansia. E’ questo il tema che sarà al centro del seminario ospitato ad Ambiente Lavoro il 17 ottobre e promosso dalla Società Italiana di Ergonomia dal titolo “La prevenzione degli atti di violenza nei luoghi di lavoro”. L’obiettivo del seminario è conoscere le attuali iniziative messe in atto nelle organizzazioni sanitarie e le prospettive di intervento. Le azioni di prevenzione devono essere indirizzate sia ai fattori ambientali che organizzativi e comportamentali, in una logica sistemica che superi gli interventi sporadici sull’onda delle emergenze. Al seminario parteciperanno i sindacati e gli ordini professionali. A monitorare la serenità sui luoghi di lavoro dall’inizio del 2019 c’è anche lo Sportello Nazionale di Ascolto “Stop Mobbing&Straining”, inaugurato da Aiesil, Associazione Italiana Imprese Esperte in Sicurezza sul Lavoro e Ambiente che alla tre giorni bolognese Ambiente Lavoro ha organizzato il convegno “La Sicurezza sul lavoro rientra nel welfare aziendale?”. Finora lo Sportello ha esaminato una cinquantina di casi, riguardanti soprattutto il settore privato. Chi si rivolge allo Sportello, spiegano gli operatori, ha timore, ma prova anche rabbia perché è convinto che vi sia indifferenza delle istituzioni nei confronti del fenomeno. Italiana, donna e meridionale: questo l’identikit dell’utente, visto che il 70% è di sesso femminile e l’80% proviene dal Sud. La problematica maggiormente denunciata è il continuo ed esagerato cambio di mansioni, fino a portare alle dimissioni del lavoratore. In alcuni casi chi denuncia di essere vittima di queste situazioni ha avuto anche gravi problemi di salute provocati proprio dallo stress di una simile situazione. Più limitati, circa il 5%, i casi di maltrattamento davanti ai colleghi, con parole pesanti e offese di incapacità professionale.
L’Ufficio Stampa
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