16 Ottobre 2018
Professione tatuatore: tutto quello che c’è da sapere per difendere la propria salute e quella dei clienti
Ad Ambiente Lavoro (a Bologna dal 17 al 19 ottobre) un seminario promosso da Orion Professional
Bologna, 16 ottobre 2018 – Il tatuaggio non conosce crisi. Vuoi perché si tratta di una ‘moda’ molto diffusa tra i personaggi famosi, vuoi perché ormai il tattoo ha smesso finalmente di essere associato a gente poco raccomandabile ma è diventato un modo per rendere un ricordo indelebile (una data, un amore, una frase) o è semplicemente una scelta estetica. Fatto sta che il settore sta vivendo un momento decisamente felice. Non è un caso se l’Istat ha messo anche questa voce nel paniere: l’Istituto superiore di sanità dice che i tatuati in Italia sono oltre 7 milioni , il 13% della popolazione con più di 12 anni. Secondo un’analisi condotta da Unioncamere-InfoCamere , gli studi di piercing e tatuaggi a fine 2017 erano oltre 4 mila in più rispetto a dicembre 2012, passando da 3.525 a 7.702.
Insomma, un mercato in espansione in cui, più che in altri, sono fondamentali norme igieniche e di sicurezza. Non solo per proteggere il cliente, ma anche il tatuatore: un aspetto, questo, assolutamente trascurato (visto che di solito si parla dei rischi che corre chi sceglie di farsi un tattoo) e che invece sarà approfondito da Ambiente Lavoro, in calendario a Bologna dal 17 al 19 ottobre, in contemporanea con il SAIE, Tecnologie per l’edilizia e l’ambiente costruito 4.0.
L’appuntamento è per il 19 ottobre alle 13.45 con il workshop organizzato da Orion Professional s.r.l. (azienda di Tortona, in provincia di Alessandria, con una nuova sede anche a Firenze, specializzata in sicurezza nei luoghi di lavoro) dal titolo ” Sensibilizzazione aspetti igienico sanitari nell’attività di tatuatore” . Relatore sarà Ugo Gigli, dell’Asl Toscana Centro, che spiega: “Un tatuatore che si prende cura di se stesso è una garanzia anche per i suoi clienti”. Ma quali sono le problematiche che affliggono più spesso i tatuatori? “Sicuramente infiammazioni e indolenzimenti di schiena e collo, dovuti a posture sbagliate”. Non solo: Gigli, insieme a una laureanda, ha condotto uno studio sugli effetti delle tattoo machine , “le cui vibrazioni – spiega- vengono in parte scaricate sull’utente, in parte sul tatuatore” provocando a lungo andare dolori. Tanto che le tattoo machine sono state inserite nell’elenco di quegli agenti fisici che possono causare patologie e sono state stilate anche delle raccomandazioni che indicano ogni quanto è consigliabile fare una pausa durante l’uso delle tattoo machine per non affaticare eccessivamente il polso.
Aspetti da non sottovalutare, anche perché l’Inail ci dice che le malattie professionali tornano a crescere: dopo la diminuzione registrata nel 2017, in controtendenza rispetto al costante aumento degli anni precedenti, nei primi otto mesi di quest’anno le denunce di malattia professionale sono tornate ad aumentare. Al 31 agosto l’incremento era al +2,3% (pari a 901 casi in più rispetto allo stesso periodo del 2017, da 39.318 a 40.219 ). E questa è la registrazione più bassa da inizio d’anno (a gennaio, infatti, l’aumento era di +14,8%, a febbraio di +10,3%, a marzo di +5,8%, ad aprile di +5,5%, a maggio di +3,1%, a giugno di +2,5% e a luglio di +3,5%).
Lo studio sulle tattoo machine è un ulteriore tassello di un sistema, quello toscano, all’avanguardia in fatto di regolamentazione degli studi di tatuaggi e piercing. “La normativa – spiega Gigli – risale al 2004 ed è l’unica del genere in Italia”. La legge prevede precisi obblighi per gli operatori sia in fatto di abbigliamento (camice, guanti, mascherina) sia per la sterilizzazione degli strumenti. “L’uso della mascherina è una delle raccomandazioni che farò nel corso del seminario a Bologna”, conferma Gigli. La legge toscana, tra l’altro, obbliga gli aspiranti tatuatori a frequentare 600 ore di formazione (tra teoria e pratica) alla fine delle quali si riceve un attestato. “Un ragazzo – confida Gigli – mi ha raccontato che è solo grazie a questo attestato se è stato preso in uno studio di Londra”. Un titolo, insomma, capace di fare la differenza.
Ma la Regione ha ‘stanato’ anche chi la professione già la esercitava: “I tatuatori già in attività sono stati obbligati a fare 90 ore di formazione. Sono entrati pensando di sapere già tutto e sono usciti ringraziandoci”, assicura Gigli. Per esempio? “Anche chi era convinto di agire correttamente in fatto di sanificazione degli strumenti e di posture, ha scoperto in realtà che c’è sempre da imparare”. Il ‘decalogo’ è lungo e non dà niente per scontato. Come l’importanza di lavarsi le mani, anche se si usano i guanti: bisogna lavarle dopo aver fumato una sigaretta o dopo aver mangiato un panino. E in un ambiente che deve rispettare standard di sanificazione altissimi è fortemente sconsigliato permettere ai clienti di portare il loro cane. I cani, infatti, perdono pelo, starnutiscono e si grattano: tutti comportamenti che mettono a rischio la salubrità degli strumenti.
L’Ufficio stampa
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