Comunicati stampa

02 Dicembre 2020

Ambiente Lavoro 2020 La fotografia dei contagi da Covid-19 sui posti di lavoro e la previdenza come strumento di prevenzione e di sicurezza sul lavoro.

Ambiente Lavoro 2020

La fotografia dei contagi da Covid-19 sui posti di lavoro e la previdenza come strumento di prevenzione e di sicurezza sul lavoro.

Bologna, 2 dicembre 2020 – Al via i lavori di Ambiente Lavoro 2020, quest’anno in versione digitale a causa della pandemia da Covid-19.  Ad entrare subito nel vivo dei temi proposti in questa edizione dedicata, in larga parte, alle conseguenze della pandemia sul lavoro e sulla sicurezza, è stata l’Inail che nel workshop Infortuni sul lavoro da Covid-19, cosa raccontano i numeri, ha fornito una fotografia del paese rispetto alla diffusione del virus e ai contagi in ambito lavorativo.

Delle 421.497 denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Inail, tra gennaio e ottobre, 66.781 sono i casi di contagio da Covid-19, ossia il 15,8%. Nello stesso periodo le denunce di infortunio con esito mortale sono state 1.036  e di questi sono 332, sono casi mortali da Covid-19, pari a circa un terzo del totale dei decessi denunciati all’Inail dall’inizio dell’anno.

Il settore della sanità e assistenza sociale – ospedali, case di cura e di riposo, istituti, cliniche e policlinici universitari, residenze per anziani e disabili –  con il 69,8% delle denunce e il 21,6% dei casi mortali codificati, è il settore che registra le percentuali più alte, anche rispetto all’amministrazione pubblica in cui ricadono l’8,7% delle infezioni denunciate e il 10,2% dei decessi. Gli altri settori più colpiti sono i servizi di supporto alle imprese (vigilanza, pulizia e call center), il manifatturiero (tra cui gli addetti alla lavorazione di prodotti chimici e farmaceutici, stampa, industria alimentare), le attività dei servizi di alloggio e ristorazione e il commercio all’ingrosso.

Anche sulla questione di genere i numeri parlano chiaro: quasi sette contagiati su 10 (69,7%) sono donne. Mentre l’età media dall’inizio dell’epidemia  di 47 anni per entrambi i sessi. Il 43,1% del totale delle denunce riguarda la classe 50-64 anni, seguita dalle fasce 35-49 anni (36,4%), 18-34 anni (18,4%) e over 64 anni (2,1%). I casi mortali, invece, sono concentrati soprattutto tra gli uomini (83,7%) e nelle fasce 50-64 anni (70,8%) e over 64 anni (19,0%), con un’età media dei deceduti di 59 anni.

Questi dati, presentati questa mattina alla manifestazione in corso fino al 3 dicembre, sono stati la premessa logica al convegno del pomeriggio dedicato al tema della Previdenza come strumento di prevenzione a cui hanno partecipato Cesare Damiano, presidente dell’Associazione Lavoro&WelfareNunzia Catalfo,  Ministra del Lavoro e delle Politiche sociali, Franco Bettoni, presidente Inail, e Marialuisa Gnecchi, vice presidente dell’ INPS, Maria Giovannone dell’Associazione Lavoro&Welfare, Pierangelo Albini, Direttore Area Lavoro, Welfare e Capitale Umano di Confindustria, il Segretario CGIL Maurizio Landini, il Segretario CISL Angelo Colombini e il segretario UIL Pierpaolo Bombardieri. Il giornalista Andrea Pancani modererà l’incontro.

 

Sono infatti proprio i dati forniti da Inail che mostrano, in modo inequivocabile, che non tutti i lavori sono uguali e che i lavori usuranti e più esposti incidono in modo concreto sull’aspettativa di vita dei lavoratori. I casi mortali più numerosi, da infezione da Covid-19, sono nella fascia tra i 50 e i 64 anni, così come è in questa stessa fascia di età che si conta il 43% delle denunce. La domanda allora che forse dobbiamo farci è se non sia necessario, imparando da ciò che la pandemia purtroppo sembra volerci dire, che vi sono, nel nostri paese, molti più lavoratori esposti a rischio di quanti non avessimo fino ad oggi considerato.

Inoltre, in un paese che invecchia inesorabilmente l’aumento dell’età lavorativa incide in modo preoccupante sulla sicurezza, sulle malattie professionali, sulla gravità degli infortuni e ovviamente sugli esiti degli infortuni.

E questo è quanto è emerso dall’intervento di Cesare Damiano. “la previdenza ha fino ad oggi considerato in modo rigido il lavoro e i lavoratori, come se fossero tutti uguali. Oggi invece dobbiamo riaffermare, alla luce di ciò che la pandemia ci ha insegnato, il principio che non tutti i lavori sono uguali, che vi sono figure professionali maggiormente esposte e per le quali, in caso di infortunio o malattia, non è possibile prevedere un reinserimento nel mondo del lavoro. Questi sono i lavoratori fragili e per queste persone la flessibilità della previdenza è fondamentale perché, consentendo un’uscita anticipata dal mondo del lavoro, agisce come una forma di prevenzione che  incide in modo reale anche sulla sicurezza. Questo nesso tra previdenza e prevenzione, questa flessibilità che tutela i più fragili è una misura di civiltà. Il nostro obiettivo è individuare le categorie che sono maggiormente esposte e, in quest’ottica, tarare il momento dell’anticipo pensionistico”.

E quali sono i lavoratori più esposti ce lo dicono proprio i dati presentati in mattinata da Inail: gli operatori delle case di riposo, gli infermieri, i medici, chi svolge un lavoro di cura e di assistenza, come gli assistenti sociali. Ma anche cassieri e autisti. Tutte categorie per le quali, non da oggi, si contano numerosi casi di aggressioni, ad esempio, proprio perché maggiormente esposti al contatto con il pubblico o perché prevedono incarichi nella risoluzione di conflitti e in situazioni di forte tensione, come il caso degli assistenti sociali.

C’è poi un questione di genere, poiché le donne, le più numerose nei lavori di cura e assistenza, rappresentano il segmento maggiormente colpito. Aspetti questi ribaditi anche dalla Ministra Nunzia Catalfo che ha sottolineato l’importanza che la flessibilità entri in una progettazione della prossima previdenza. La Ministra ha sottolineato la necessità di una maggiore considerazione del lavoro di cura, svolto in maggioranza dalle donne, del lavoro gravoso e dei rischi connessi all’innalzamento dell’età pensionistica. E proprio su questo il presidente dell’INAIL, Bettoni, ha  rappresentato, dati ISTAT alla mano, lo stato del Paese: “la popolazione italiana è in costante calo demografico da 5 anni. Il divario tra morti e nascite è di 100 contro 60 e aumenta invece, di anno in anno, la sopravvivenza. Ad invecchiare quindi è anche la nostra forza lavoro: gli over 55 sono infatti sempre più decisivi per il mercato del lavoro. Sul piano della sicurezza questo fattore è molto importante: vi è infatti una stretta correlazione tra invecchiamento e infortuni, inoltre con l’aumento dell’età, aumenta anche la gravità dell’infortunio. Questa è una delle sfide cruciali a cui siamo chiamati”

 

Tutti d’accordo quindi i relatori sulla necessità di una maggiore flessibilità la cui fattibilità è stata posta a Luisa Gnecchi, vicepresidente dell’INPS che ha voluto anticipare il suo intervento con la sottoscrizione convinta di quanto fino a quel momento discusso. E questo senza trascurare il fatto che proprio l’INPS, ad esempio nel suo ultimo rapporto, dedica un intero capitolo al tema dell’aspettativa di vita che, essendo condizionata da molti fattori -livello di istruzione e tipo di lavoro svolto, ad esempio- non può essere più considerata un punto di partenza per la progettazione di una necessaria riforma previdenziale: “l’aspettativa di vita considerata in modo rigido e per tutti la stessa è un concetto che indigna. La situazione va migliorata, penso alle donne che dopo la nascita del primo figlio sono penalizzate in termini di carriera e retribuzione e anche la loro pensione, quindi, sarà più bassa! Deve essere possibile occuparsi di una vera riforma delle pensioni che porti giustizia tra i generi e che tega conto delle diverse aspettative di vita”. “Inoltre -ha aggiunto la vicepresidente INPS- mi chiedo come sia possibile che nessuno abbia considerato che ci sono categorie di lavoratori ai quali non è riconosciuta l’indennità di malattia, come ad esempio i giornalisti, gli impiegati nell’Industria e le badanti. E per fortuna il governo ha equiparato la malattia da Covid-19 come infortunio sul lavoro! Tuttavia le 180 giornate di retribuzione previste sono ormai, per quanto vediamo dai nostri dati, in esaurimento in moltissimi casi.” Per ciò che attiene la fattibilità della riforma previdenziale, le parole della vice presidente dell’INPS sono state molto nette: “è evidente che il sistema deve mantenersi in equilibrio, ma non si può più prescindere dalle diversità delle condizioni di lavoro. Se viviamo più a lungo bisognerà permettere di sopravvivere, ma che sia con un vita dignitosa.”

 

La parte conclusiva dell’incontro ha visto alternarsi gli interventi dei segretari delle tre sigle sindacali CGIL CISL E UIL, sostanzialmente concordi nel ribadire la necessità che la previdenza venga considerata uno strumento di prevenzione e che una riforma del sistema debba tener conto non solo dell’età, ma anche della qualità del lavoro che deve incidere in modo sostanziale sull’età pensionabile. Per il segretario di CGIL, Landini,  l’invecchiamento della popolazione italiana evidenzia la necessità di “governare il processo della migrazione perché è evidente che il paese ha bisogno dei migranti”. Landini ha poi ricordato che “appare davvero inconcepibile che in un paese dove si contano 700 morti al giorno per Covid-19 ci sia chi pensa di andare a sciare! Ciò che la pandemia ci ha insegnato è che al centro della vita del paese c’è il lavoro e che non possiamo più affrontare altri tagli al welfare. Chi pensa che ‘ha da passà a nottata -ha aggiunto il segretario- si sbaglia, Perchè niente sarà più come prima”.

Dal segretario della UIL Bombardieri è arrivato l’auspicio che le nuove politiche in materia previdenziale non siano più dettate da logiche elettorali, ma siano il frutto di una prospettiva a più ampio raggio. Mentre il segretario della CISL, Colombini, nel ricordare come i giovani che entrano oggi nel mondo del lavoro rischiano una copertura pensionistica tra il 40 e il 50%, ha sottolineato la necessità di ripensare la formazione perché sia più legata, in modo continuo, con il mondo della produzione.

l’Ufficio stampa

3406288237

 

E’ possibile iscriversi, gratuitamente, entro il 30 novembre sulla piattaforma https://digital.ambientelavoro.it/login. Per la stampa, e per tutti coloro che sono interessati a seguire i lavori, sarà possibile rivolgere domande attraverso una chat dedicata.

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