Comunicati stampa

12 Giugno 2025

QUALI RISCHI CORRONO LE LAVORATRICI E I LAVORATORI PRECARI? DA AMBIENTE LAVORO 2025 PARTE LA RICHIESTA DI UIL AL GOVERNO: INAIL RENDA PUBBLICI I DATI SUGLI INFORTUNI LEGATI ALLA PRECARIETA’ BOLOGNAFIERE 10-12 GIUGNO 2025

Bologna, 12 giugno 2025 – Parte dal palco di Ambiente Lavoro 2025 (a BolognaFiere ancora fino a oggi), la richiesta che Uil porterà domani, venerdì 13 giugno, al tavolo tecnico con la Ministra del Lavoro, Marina Elvira Calderone: mancano i dati degli infortuni sul lavoro sulla base della tipologia contrattuale. Se i dati dell’Inail non mostrano la tipologia di contratto applicato alla lavoratrice o al lavoratore che ha subito un infortunio, non è possibile individuare le giuste misure preventive. Questo è quanto emerso nel corso del seminario di approfondimento Invisibili. Quando la precarietà diventa un rischio per la salute e la sicurezza, organizzato da Uil e Ital Uil.

La particolarità soggettiva della lavoratrice o del lavoratore – non solo quella legata all’appartenenza socioeconomica, linguistica, culturale, alla provenienza geografica, al genere, ma quella strettamente connessa alla tipologia contrattuale con la quale si viene assunti – è determinante nell’individuazione dei fattori di rischio specifici e dei correlati interventi di prevenzione e formazione da attuare. “La prevenzione per essere efficace dev’essere mirata – ha spiegato la Segretaria confederale Ivana Veronese – ma come facciamo a garantire tale efficacia se non conosciamo la tipologia contrattuale con cui sono assunti le lavoratrici e i lavoratori? Vuol dire che fino ad ora abbiamo fatto prevenzione e spesso anche formazione in modo neutro e generico, non rispondendo quindi ai bisogni reali di chi è precario”. Come è emerso durante il convegno – al quale erano presenti diversi rappresentanti non solo di UIL e ITAL UIL, ma anche il Presidente del CIV Inail Guglielmo Loy e il professor Paolo Pascucci, ordinario di Diritto del Lavoro all’Università di Urbino Carlo Bò – ai rischi intrinseci connessi ai diversi ambiti lavorativi, si aggiungono quelli legati alla tipologia contrattuale. Le lavoratrici e i lavoratori precari sono soggetti dunque a maggiori rischi. Come ha detto il Presidente di Italuil, Giuliano Zignani, infatti “la precarietà è un amplificatore dei rischi”. Anche perché “più il lavoro è precario, intermittente, più è facile che l’obbligo della formazione sia evaso”. Il Presidente di Italuil lancia quindi la proposta “dell’obbligo di un tesserino individuale per ogni lavoratore, che tracci la formazione svolta, l’esperienza maturata, il tipo di contratto con cui si è inquadrati”. E non solo perché l’assenza di una formazione specifica e di una specializzazione aumentano le probabilità di infortuni, ma anche perché “c’è un deficit di conoscenza legata al contesto lavorativo nel quale i precari si trovano a operare”, come ha spiegato nel suo intervento il professor Pascucci. A questo si aggiunge il fatto che le lavoratrici i lavoratori flessibili svolgono mansioni più pericolose che altri rifiutano e sono più pronti ad esporsi al rischio per dimostrare di essere persone affidabili, sulle quali investire.

Dunque: “Partire da un dato di analisi per noi è importantissimo”, prosegue Veronese. La UIL è stata precursora nell’indagare una falla del sistema che va al più presto affrontata: “Unendo le nostre campagne Zero morti sul lavoro e No ai lavoratori fantasma, ci siamo resi conto che non abbiamo a disposizione i dati che mettono in correlazione infortuni e precarietà. Esistono, ma non sono resi fruibili a tutti”, denuncia Veronese. “Nelle banche dati di Inail quei dati ci sono, Inail li registra, però non sono pubblici”. Dato confermato anche da Guglielmo Loy per Inail: “Il dato c’è, perché nella denuncia dell’infortunio da parte dell’impresa, nella casella da barrare sulla tipologia contrattuale, la specifica c’è. Quindi sono d’accordo che sia necessario fare una battaglia perché questo dato emerga. Nella nostra relazione programmatica abbiamo chiesto che sia rapidamente concretizzato l’inserimento, nelle statistiche, del contratto collettivo applicato dall’impresa che denuncia l’infortunio”, aggiunge Guglielmo Loy.

 

“Noi vogliamo sapere – riprende la Segretaria – se chi si infortuna gravemente o chi muore sul lavoro, era precario, era un somministrato, se aveva un contratto in un appalto o in un subappalto”.

Durante l’incontro è emerso più volte che la precarietà come elemento aggiuntivo di rischio deve essere presa in considerazione anche: “durante la stesura del documento di valutazione dei rischi – aggiunge la Segretaria -. Bisogna fare attenzione che l’instabilità lavorativa venga effettivamente valutata come elemento di rischio ulteriore e che, di conseguenza, per questi lavoratori e lavoratrici venga valutato un percorso aggiuntivo di formazione. Oggi nel documento di valutazione del rischio è scritto in maniera sufficientemente chiara? Oppure c’è scritto solo che il lavoratore è precario e che ha gli stessi rischi degli altri? Perché dalla discussione di oggi è emerso esattamente questo: che i precari corrono rischi aggiuntivi rispetto ai loro colleghi inquadrati con contratti stabili. Ed è a questo aspetto che bisogna prestare maggiore attenzione”, chiosa Ivana Veronese.

 

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In contemporanea con la trentacinquesima edizione di Ambiente Lavoro, si svolgerà Waste Management Europe 2025 Exhibition and Conference, convention per il settore europeo della gestione dei rifiuti.