26 Novembre 2020
Ambiente Lavoro e stress da lavoro correlato al tempo del Covid-19
Ambiente Lavoro e stress da lavoro correlato al tempo del Covid-19
Comunicato n. 2
Bologna, 24 novembre 2020 – Che fosse irreversibile, lo si sapeva. E nonostante l’Italia fosse ancora, in Europa, tra le nazioni con minor numero di lavoratori “agili”, il fenomeno dello smartworking era destinato a crescere. Ma nessuno aveva previsto l’arrivo della pandemia da Covid-19 che di prospettive ne ha scombinate parecchie, agendo come acceleratore o rallentatore di fenomeni e dinamiche sia sociali che occupazionali.
Nel caso del lavoro a distanza, secondo i dati ISTAT, nel 2019 solo “l’ 0,8% degli occupati italiani (184 mila persone) ha usato la propria abitazione come luogo principale di lavoro, il 2,7 per cento (629 mila) come luogo secondario, mentre il 2,2 per cento (524 mila) ha lavorato da casa in modo occasionale”. In buona sostanza quindi meno del 6% dei lavoratori italiani era preparato a questo cambio repentino di abitudini di lavoro e di vita. Una percentuale che è cresciuta tanto e in fretta: a marzo di quest’anno erano il 12% e ad aprile già il 18% gli italiani connessi da remoto in orario da ufficio, e anche oltre l’orario. E uno dei problemi, causa di notevoli guai anche sul piano della salute, sta proprio qui: nella eccessiva esposizione ad una connessione che non si interrompe mai.
Indubbiamente vantaggioso -minor impatto ambientale, migliore conciliazione del tempo per la famiglia, ottimizzazione dei tempi di lavoro e aumento della produttività-, lo smartworking non sembra essere destinato a cessare una volta finito lo stato di emergenza sanitaria. E in attesa che nuove regole arrivino a stabilire tempi e modalità, bisognerà occuparsi anche dei nuovi rischi sul piano della sicurezza e della salute dei lavoratori.
Sempre l’Istat informa che circa il 50% di chi lavora da casa è stato contattato almeno tre volte, in due mesi, fuori orario, mentre una risposta tempestiva è stata richiesta al 26,1% di chi ha allestito il proprio ufficio nella sua abitazione. Se alla condizione di continua “connessione” si aggiungono l’evidente e giustificata sensazione di precarietà, la consapevolezza dei rischi che la pandemia ha introdotto nella vita di ciascuno e la repentinità dei cambiamenti ai quali ci si è dovuti adattare, non è difficile comprendere come tutto ciò possa essere causa di un vero e proprio stress: una sorta di ansia che nasce dalla convinzione di non essere in grado di rispondere adeguatamente alle richieste o rispettare le scadenze previste. E così i tempi di lavoro tendono inevitabilmente a dilatarsi e a sconfinare in quelli dedicati alla vita privata tanto da finire con il lavorare anche nei giorni di vacanza o ben oltre le ore lavorative richieste. I problemi di lavoro invadono le ore di sonno e di riposo portando con sé le preoccupazioni che un tempo “si cercava di “lasciare in ufficio” e che oggi invece rischiano di essere condivise, molto più di prima, con tutti i componenti della famiglia. Questo tipo di lavoro che non si interrompe mai può portare a conseguenze anche gravi, soprattutto nei soggetti più esposti, creando una sorta di dipendenza da lavoro già nota agli studiosi che gli hanno attribuito l’eloquente definizione di workaholic: spesso abbinato anche ad altre forme di dipendenza, come la nicotina o la caffeina, con conseguenze, sul piano della salute, anche gravi.
Tra i danni da stress lavoro correlato non si possono trascurare quelli legati alla salute muscolo scheletrica. Tutto il nuovo spazio di lavoro dovrebbe essere ripensato: dal piano di lavoro alla seduta perché gli spazi della casa, non pensati come luogo di lavoro, non sono sempre i migliori per trascorrere le molte ore al computer e alla scrivania. Ma chi dovrà occuparsi di questi nuovi bisogni: sarà il datore di lavoro a dover procurare il giusto arredamento e a doversi occupare della migliore connessione possibile per i dipendenti a distanza della sua azienda? Sì perché se fino ad oggi erano soprattutto i lavoratori autonomi e i consulenti a lavorare da remoto, ora si tratta invece di una vera e propria rivoluzione, fortemente accelerata dalla pandemia, che riguarderà anche i lavoratori dipendenti. E in tutto questo “nuovo che avanza”, così in fretta, le tradizionali figure che all’interno delle aziende si occupano di sicurezza e salute dovranno essere formate e preparate ai nuovi compiti. Una rivoluzione che porterà con sé molti vantaggi, ma che al contempo riserva una serie complessa di implicazioni e di aspetti che Ambiente Lavoro 2020 ha messo al centro del suo dibattito. Si comincia il 1° dicembre (13.30-15.30) con il seminario Smartworking: una trasformazione culturale, non solo un cambio del luogo di lavoro, a cura di ISTITUTO AMBIENTE EUROPA; il 2 dicembre (11.00-12.30) La nuova geografia degli spazi. I luoghi di nel tempo del Covid, organizzato da INAIL – Direzione Centrale Prevenzione; nel pomeriggio (14.30-18.30) con il convegno La valutazione dello stress lavoro correlato dopo la pandemia, facciamo il punto, organizzato da SIE – Società Italiana di Ergonomia; sempre il 2 dicembre (16-17.30) il seminario L’ergonomia e le posture nell’epoca dello smartworking, a cura di Tharsos; il 3 dicembre (9-13) con il workshop Il Lavoro agile o Smart Working visto dagli ergonomi, anche questo a cura di SIE.
l’Ufficio stampa
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Tutti gli aggiornamenti sono disponibili sul sito di Ambiente Lavoro https://fiera.ambientelavoro.it/
L’appuntamento con Ambiente Lavoro è dal 1° al 3 dicembre: la partecipazione ai convegni è gratuita, basterà iscriversi sulla piattaforma digitale https://digital.ambientelavoro.it/login attraverso la quale seguire tutti i lavori, i seminari e i corsi di formazione.