L’atteggiamento che si ha di solito rispetto al connubio tra SSL e nuove tecnologie, soprattutto quando queste prevedono l’utilizzo dell’AI, è improntato a una buona dose di fiducia. Ci si dimentica che in realtà è un campo tutto da esplorare.
Lo dimostrano ad esempio le casistiche che arrivano dalla logistica e da altri settori del manifatturiero, dove la spinta verso la produttività è più forte. Le norme ci sono, e anche abbastanza aggiornate. Nel 2027 entrerà in vigore il nuovo Regolamento macchine dell’Ue, ma l’innovazione tecnologica corre veloce, spesso più veloce delle norme.
Ad Ambiente Lavoro 2024 si parlerà di questo in un workshop che tratterà delle nuove tecnologie nella regolamentazione sulle macchine. L’associazione Ambiente e Lavoro approfondirà il tema dell’interazione uomo-macchina, oltre a cybersicurezza e veicoli a guida autonoma.
“Il passaggio d’epoca – sottolinea Norberto Canciani, presidente dell’associazione – si tocca con mano a partire dalla constatazione che prima si ragionava su come allontanare l’uomo dalla macchina e ora, invece, su come costruire l’interazione”. In una parola ‘cobot’, collaborazione uomo-macchina, un terreno sterminato in cui l’incognita è sempre in agguato, considerando anche che il comportamento delle macchine dotate di AI non è sempre perfettamente prevedibile.
Nonostante ci sia molta attenzione da parte degli addetti ai lavori, non si ha ancora a disposizione una quantità di dati sufficiente in merito al comportamento sul campo rispetto all’interazione uomo-macchina.
Canciani aggiunge: “Non si può più pensare di progettare in modo tradizionale perché il sistema è più complesso. Sono necessarie competenze maggiori e più specifiche che al momento ancora non si intravedono con precisione”.
Occorreranno anche nuove modifiche normative? “Credo di sì. A cascata potrebbero esserci delle modifiche anche al Decreto ‘81”, conclude.
Inail da parte sua sottolinea che il disagio cognitivo, derivato da compiti troppo complessi per l’operatore, possa portare ad errori involontari. Occorre quindi progettare macchine e attrezzature con un approccio antropocentrico, che favorisca il comfort cognitivo, permettendo all’operatore di ridurre i rischi e di lavorare in modo più efficiente.