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Lug

Intelligenza artificiale e Sicurezza sul lavoro

Oggi il principale impiego dell’AI è quella di semplificare e automatizzare attività ripetitive e a basso valore, a volte supportando la presa di decisioni; altre volte, se guardiamo per esempio a tutta la filiera della sicurezza sul lavoro, agendo addirittura da elaborazione predittiva, utile sia per chi ha il dovere del controllo che per chi deve gestire la sicurezza in azienda. Rimanendo al solo aspetto produttivo, l’integrazione dell’Intelligenza Artificiale in ambito di sicurezza sul lavoro può manifestarsi in una serie di applicazioni innovative molto specifiche che potranno contribuire alla prevenzione degli incidenti e al miglioramento complessivo delle condizioni lavorative.
Secondo molti esperti, però, occorre liberare il campo dalle attese miracolistiche e impegnarsi tutti in una prospettiva sinergica e multipolare. Solo alla fine di questo lungo e non facile percorso si potrà dire di mirare a un uso sistemico e complessivo dell’intelligenza artificiale, che in ogni caso non potrà prescindere da un assetto collaborativo uomo-macchina. Senza tralasciare, infine, il tema della privacy, che spesso sfugge in quanto ritenuto lontano dal tema sicurezza e salute sul lavoro.

L’adozione di queste tecnologie richiede il rispetto di necessarie condizioni di legittimità del trattamento imposte dalla normativa nazionale ed europea in materia di protezione dei dati personali.
Per il momento si sta procedendo con impieghi parziali e settorializzati: ad esempio, con sistemi di monitoraggio avanzati in grado di rilevare tempestivamente potenziali rischi e comportamenti non conformi: l’AI facilita il monitoraggio proattivo, consentendo una risposta immediata a situazioni di pericolo.

Ultimamente, proprio in una sede istituzionale come il Senato della Repubblica si è tenuto l’appuntamento “DP(AI) Per la sicurezza sul lavoro usiamo Intelligenza!”, organizzato su iniziativa della senatrice Raffaella Paita in collaborazione con la Fondazione Ottimisti & Razionali, per fare il punto sugli strumenti più innovativi e tecnologicamente avanzati, alcuni dei quali sono anche in grado di monitorare parametri bio-vitali del lavoratore per consentire di prevenire incidenti sul luogo di lavoro e su un “nuovo approccio culturale che parta da una legislazione più in linea con i livelli raggiunti negli ultimi anni da un impetuoso progresso tecnologico”. Nell’ambito dei cantieri, poi, l’AI potrebbe essere utilizzata per monitorare l’impiego dei DPI oppure verificarne il corretto utilizzo, con conseguente supporto nei confronti dei soggetti preposti al controllo ed alla vigilanza dell’attuazione delle norme di sicurezza da parte dei singoli lavoratori.

L’intelligenza artificiale, ancora, è impiegata in uno dei contesti più critici, quello delle macchine di movimentazione delle merci: uno dei problemi principali è la visibilità limitata che ha il guidatore, tra l’altro spesso esposto a diversi stimoli durante le manovre. Il rischio è che alcuni lavoratori possano trovarsi in un punto sbagliato quando il mezzo è in movimento, rischiando un infortunio molto serio. Sensori e videocamere con intelligenza artificiale possono supportare i lavoratori individuando situazioni di potenziale pericolo, segnalandole tempestivamente.

A livello formativo, infine, si pensi all’impiego delle realtà virtuali in cui un lavoratore può essere virtualmente inserito, come gli scenari che rappresentano luoghi di lavoro o attività a rischio e le conseguenze sensoriali di un incidente senza in alcun modo rischiare effettivamente un danno nei confronti del discente coinvolto.

L’impiego dell’intelligenza artificiale sicuramente può essere ampliato non solo alla gestione ordinaria dell’attività, ma anche alle situazioni di emergenza, dalle attività svolte in solitario (con la necessità, ad esempio, della richiesta di aiuto), alla rilevazione tempestiva di situazioni a rischio con chiamata automatica sia dei soccorsi che con l’attivazione delle comunicazioni interne ai referenti preposti alla gestione dell’evacuazione.

Si tratta di applicazioni che accendono molte speranze. Tuttavia, come accennato, l’interazione continua tra uomo e macchina nella prospettiva di una reciproca influenza/correzione sembra ineliminabile. A ribadirlo sono due recenti documenti, il primo da Eu-Osha, il secondo dall’Università del Texas A&M.

Innanzitutto, analizzando la realtà dei processi produttivi si tratta di una interazione che può, per esempio, essere considerata ‘tripartita’, ovvero operatore-macchina-direzione/progettazione. Questo perché il tema del ‘disallineamento’ tra progettazione del processo produttivo e realizzazione concreta è sempre in agguato, e vitale quindi per i goals dell’interazione.

Si segnala che l’intelligenza artificiale si riferisce a sistemi che mostrano un comportamento intelligente analizzando l’ambiente circostante e intraprendendo azioni con un certo grado di autonomia per raggiungere obiettivi specifici.
Attualmente a fare da ostacolo a una relazione ottimale è, per esempio, l’algoritmo che presiede al funzionamento dell’AI e che in genere è poco trasparente, per lo meno in questa fase storica in cui non ci sono norme rigorose sulla trasparenza della programmazione. La mancanza di trasparenza fa in modo che lavoratori e datori di lavoro spesso abbiano una visione limitata di tutti i fattori che influenzano il funzionamento degli algoritmi e dei risultati da essi generati, il che può portare, ad esempio, a decisioni distorte non individuate e a situazioni pericolose per i lavoratori.

Non solo, quando l’intelligenza artificiale entra in contatto con sistemi esterni, e quindi cerca in qualche modo di ‘progredire’ sia sulla base dei dati consolidati che su quelli che vengono via via integrati a loro volta dall’ambiente circostante lo fa in modo ‘ordinato’ ovvero formalizzato. Questo vuol dire che se è vero che l’AI è sì in grado di trattare eventi non previsti, tuttavia questa categoria dell’imprevedibilità trattata dall’AI, è pur sempre ristretta rispetto all’imprevedibilità reale. E appare ancora più ristretta quando si tenta la sua implementazione con la sicurezza sul lavoro. La sicurezza sul lavoro è noto ha a che fare con concetti come ‘pericolo’ e ‘rischio’. E questo negli ambienti AI è stato sì formalizzato ma pur sempre entro sistemi molto definiti, come accennato prima, e le cui evoluzioni vengono ritenute ancora controllabili. Gli ambienti produttivi reali non raggiungono questo grado di formalizzazione, perché il fattore umano ha ancora una rilevanza straordinaria. Non a caso, i ricercatori stanno cercando di indirizzarsi proprio verso l’automazione dei compiti dei lavoratori nel processo produttivo.
In un recente editoriale, ripreso da www.puntosicuro.it, William Cockburn, direttore esecutivo di Eu-Osha, ricorda che con l’automatizzazione delle attività con l’intelligenza artificiale questi sistemi possono occuparsi dei compiti ripetitivi o pericolosi. E ciò consente ai lavoratori di concentrarsi su lavori più stimolanti e di evitare situazioni ad alto rischio. Tuttavia, se da un lato l’automazione rende i lavoratori potenzialmente più sicuri e soddisfatti del proprio lavoro, dall’altro introduce alcuni rischi per la sicurezza sul lavoro. Attraverso, ad esempio, un’eccessiva dipendenza dalla tecnologia, si può arrivare a una riduzione della vigilanza e dell’attenzione con la possibile conseguenza di errori fatali. Senza contare il fattore psicosociale legato al fatto che l’avanzare dell’automazione e dell’AI crea di fatto uno stato di insicurezza sociale portando ad allentare notevolmente i rapporti ‘concertativi’ tra i ranghi delle unità produttive. Non si può non tener conto, infine, del fatto che l’introduzione dell’automazione e dell’AI è il fattore centrale del generale aumento di produttività. L’aumento di produttività agisce in varie direzioni, come l’espulsione della forza e la velocizzazione dei ritmi di lavoro. Questo di fatto rallenta, e comunque rende problematica l’interfaccia uomo-macchina nella fase di ‘reciproca conoscenza’, fino a quando cioè il processo di formalizzazione da una parte dei compiti umani e, dall’altra, degli algoritmi dell’AI non sia stata effettivamente completata.

In futuro – continua William Cockburn – è fondamentale riconoscere che le misure legislative da sole non saranno in grado di creare un lavoro sicuro e sano nell’era digitale, ed è essenziale la collaborazione tra aziende, lavoratori, autorità di regolamentazione e imprese tecnologiche.

Insieme, devono affrontare in modo proattivo le sfide per la SSL derivanti da questa tecnologia, al fine di cogliere i numerosi vantaggi che essa può apportare al mondo del lavoro.

Sono più o meno le stesse conclusioni a cui è arrivato un gruppo di ricercatori guidato dal Dr. Faisal Khan dell’Università del Texas A&M, che sta esplorando il campo della sicurezza sul lavoro in relazione all’applicazione dell’Ai e dell’Ai aumentata. Ecco il loro studio, pubblicato sull’AIChE Journal (https://aiche.onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/aic.18475)

Nell’articolo, riportato da www.futuroprossimo.it , si sostiene che l’interfaccia tra intelligenza umana e intelligenza artificiale non è una opzione, ma un destino inevitabile. E questo assume una grande rilevanza nella direzione della prevenzione dei rischi, dove i due tipi di approcci sono del tutto differenti quanto complementari. Si legge, infatti, nel report dei ricercatori, “quando applica la conoscenza per risolvere un problema, l’IA usa solo le informazioni rilevanti per il compito da svolgere e il processo decisionale si baserà sulla conoscenza intellettuale raccolta dai dati di training. Al contrario, gli esseri umani usano la conoscenza intellettuale e la conoscenza socio-emotiva per risolvere i problemi”.