“Incidentalità stradale, salute e lavoro: un viaggio tra i dati, le esperienze in azienda e alcuni strumenti innovativi per la conoscenza del rischio strada”. È il titolo di uno dei workshop tenuti da Inail presso la Fiera Ambiente Lavoro 2024. Ad illustrare ciò che l’istituto sta facendo in questo settore, la dott.ssa Emma Pietrafesa e la dott.ssa Agnese Martini del Dipartimento Medicina del lavoro di Inail. Un momento seminariale in cui non verranno solo comunicati i dati, che continuano ad essere drammatici, sia nella parte che riguarda la strada come luogo di lavoro, che per la parte ‘incidentalità in itinere’, ovvero nel corso dello spostamento casa-lavoro, ma anche indicato dove si può incidere per ottenere risultati soddisfacenti.
Si parte dalla ‘Vision Zero’ anche in questo settore, precisano Pietrafesa e Martini. “È fondamentale che in un settore dove il 90% degli errori sono attribuibili al fattore umano la comunicazione e la formazione diventano rilevanti”. Il punto non è solo la guida ma anche l’attenzione allo stato di salute. E quindi il concetto chiave è la ‘Responsabilizzazione attiva’ dei singoli. Nella cultura generale questo legame tra guida e stato di salute manca quasi del tutto. A fatica si sta facendo largo tra i giovani. Immaginiamoci cosa può accadere nelle altre classi di età dove la maggiore esperienza porta quasi inevitabilmente al classico “a me non può accadere”.
Per quanto riguarda la parte sulle occasioni di lavoro oltre alla responsabilizzazione può giocare un ruolo chiave il medico competente.
“Quello che stiamo notando – dicono Pietrafesa e Martini – è una maggiore apertura delle aziende”. Il discorso però si fa più complesso quando si affrontano gli infortuni in itinere. Un dato serve a spiegare in che direzione stiamo andando: rispetto a due/tre generazioni precedenti – secondo quanto documentano le università di Genova e Roma con le quali l’Inail su questo tema sta collaborando – oggi si dorme fino a due ore di meno. E questo in un sistema in cui l’attenzione conta è un dato che non può essere trascurato. Ed infatti, conti alla mano, il 20% degli incidenti dipende dalla privazione del sonno.
La salute e sicurezza anche in questo settore non può essere vista, quindi, come un fattore a sé stante. E questo ci porta dritto anche alle politiche sulla mobilità, e all’utilizzo delle tecnologie. Sulle politiche che riguardano la mobilità si rischia il corto circuito. Banalmente, da una parte non si può incoraggiare l’utilizzo del monopattino quando è proprio questo strumento ad essere tra i meno sicuri su strada.
Dall’altro lato la tecnologia non assolve del tutto dal prestare maggiore attenzione parte che riguarda il ruolo del guidatore. L’Inail sta studiando proprio il legame tra gli apparati di sensoristica e l’effettivo stato di salute e benessere dell’individuo alla guida.
“Il punto è come integrare la tecnologia a disposizione in questo campo con la tecnologia che il veicolo mette a disposizione”, sottolineano Martini e Pietrafesa. “I processi del Total worker health possono quindi essere finalizzati anche alla sicurezza sulla strada”, aggiungono.
Infine, i dati. Nel quinquennio 2018-2022 gli infortuni sul lavoro denunciati nel Trasporto e magazzinaggio sono aumentati di oltre il 35%, più del doppio rispetto all’incremento del 15,6% registrato nello stesso periodo per l’intera gestione assicurativa dell’Industria e servizi. Considerando i soli casi mortali, invece, il dato è rimasto invariato, con 177 decessi denunciati sia nel 2018 che nel 2022, a fronte di un calo del 4,3% nel complesso dell’Industria e servizi. Per quanto riguarda gli infortuni in itinere, il dato dei primi sette mesi del 2024 è di un aumento del 6,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.