Nonostante il decreto 81 non preveda nessun obbligo specifico per il datore di lavoro in materia di ‘near-miss’, ovvero incidenti mancati, e non prescriva sanzioni in caso di accadimento, mancata registrazione e gestione, questa procedura è sempre più all’attenzione degli addetti ai lavori.
Il motivo è semplice: in una fase in cui la prevenzione si basa molto anche sul calcolo predittivo, grazie all’impiego delle nuove tecnologie, ‘nutrire’ gli algoritmi con dati che si riferiscono agli accadimenti possibili può rappresentare un importante potenziamento e un inedito fattore di prevenzione.
Di near-miss si parlerà in un apposito workshop a cura di Inail nell’ambito delle tante iniziative di approfondimento previste ad Ambiente Lavoro 2024.
L’Inail è impegnato da anni nello sviluppo delle metodologie, nella sensibilizzazione e nel supporto alle aziende per implementare le attività di segnalazione e analisi dei mancati infortuni. È internazionalmente dimostrato che lo studio dei near-miss sia indispensabile per acquisire le indicazioni sui fattori di rischio presenti nelle varie fasi del processo produttivo. Andrebbe svolta quindi una continua attività di ricognizione, raccolta e analisi degli infortuni mancati. Quindi, in base a quello che si legge nei documenti Inail, diventa importante sensibilizzare la platea sulle varie linee di attività in corso di svolgimento, la descrizione della metodologia dei near-miss nel suo complesso, approfondendo le singole fasi del processo con interventi specifici, e richiamando, infine, le opportunità offerte alle aziende in merito alla riduzione del tasso medio della tariffa per prevenzione (Ot23). Inail in questi anni ha addirittura formalizzato protocolli d’intesa con tutta una serie di soggetti come Formedil, Fincantieri e Confimi.
“C’è però un problema culturale molto complicato da bypassare”, si legge nella letteratura in circolazione, a firma di esperti e studiosi del settore. E questo sia perché la spinta verso questa procedura viene fondamentalmente dalla grande impresa multinazionale, e da settori molto specialistici come il nucleare e l’aerospaziale, e nel nostro Paese non ha preso mai piede proprio a causa delle dimensioni delle aziende; sia perché parlare di prevenzione fino a questo livello di profondità sembra davvero molto prematuro. “Si tratta di passare da una cultura di analisi del rischio, basata sui dati degli eventi incidentali effettivamente accaduti, a una cultura della valutazione del rischio”, aggiungono gli esperti.
Sono diverse le figure coinvolte nella segnalazione degli eventi qualificabili come near-miss, ciascuna con un ruolo specifico, come indicato dalle Linee Guida Inail del 2021 “Gestione degli Incidenti – Procedura per la segnalazione dei near-miss”, e spaziano dal lavoratore che effettua la segnalazione, al soggetto direttamente coinvolto, al gruppo di ricezione e valutazione dell’incidente, fino al datore di lavoro.
Occorre comporre questa platea variegata dentro un’architettura coerente ed efficace. Gli addetti ai lavori sottolineano la presenza delle norme, che andrebbero però attuate facendo la massima attenzione al fattore della prevenzione.
Bastano come incentivo gli sconti sul premio Inail?
Non sono pochi quelli che guardano allo sviluppo e all’implementazione della sensoristica e dell’elaborazione dei dati che da questa può derivare, come una fase decisiva per il consolidamento della procedura near-miss. Ma anche in questo caso è una partita che si può vincere solo grazie al contributo di tutti.